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Entrevista en periódico italiano La Repubblica Uribe:Santos non ha firmato la pace, ha ceduto la Colombia alle Farc

L'ex presidente, in visita in Italia, critica l'attuale capo dello Stato autore della difficile trattativa con il più longevo gruppo della guerriglia del continente. "Si è atteso troppo e questo ha consentito ai terroristi di diventare più forti e più ricchi". Durissime parole per le concessioni che "riguarderanno solo i militari e garantiranno l'immunità a chi ha ucciso e rapito". Il "falco" della destra preoccupato per la grave crisi in Venezuela

 

ROMA – "Il presidente Santos non ha raggiunto la pace. Ha consegnato la Colombia alle Farc". Alvaro Uribe,  leader del partito liberale, considerato un "falco" della destra, da sempre legato all'amministrazione Usa e per 8 anni (2002-2010) alla guida del paese sudamericano, ha parole durissime nei confronti del suo ex ministro della Difesa e adesso artefice di un accordoche a molti sembrava impossibile con il più longevo e anacronistico gruppo di guerriglieri dell'intero Continente. Tra i due c'è sempre stata rivalità. Ma il fatto che un importante esponente del suo gabinetto abbia fondato un nuovo partito centrista e sia riuscito a farsi eleggere per due volte come presidente, soffiandogli la vittoria per un pugno di voti, lo considera un vero tradimento. Così, di passaggio in Italia per una vacanza con la moglie, l'eterno rivale ne approfitta per togliersi molti sassolini dalla scarpa e per tracciare un quadro fosco sull'attuale e futura Colombia.

 

Lei è sempre stato critico sul piano di pace del presidente Santos. Ma grazie a questo accordo, il suo paese può finalmente chiudere una pagina di violenze lunga mezzo secolo.

"La violenza non è finita. Cresce il ritmo delle azioni della criminalità. Il narcotraffico, nei primi sei mesi di quest'anno, è aumentato del 38 per cento.  Come le estorsioni e i sequestri, gli attentati con autobomba, l'arruolamento dei minori nelle file dei gruppi armati. Tutto questo perché il governo ha abbandonato la politica contro il crimine".

 

E' la prima volta, in modo concreto, che la Colombia può aspirare alla pace. Non le sembra, solo questo, un dato positivo?

"La pace si poteva ottenere già cinque anni fa. Ma aver atteso, negoziato, concesso, senza pretendere, ha consentito alle farc di diventare molto più forti e di allargare le proprie fila".



Senatore Uribe, le Farc si stanno sciogliendo e consegnando le armi.

"Lei crede?".

 

Questo prevede l'intesa raggiunta e sottoscritta dalle Farc e dal governo colombiano.

"L'accordo ha aperto la strada dell'immunità per un gruppo che si è macchiato di delitti gravissimi. Nessun paese democratico al mondo ha stretto un accordo di pace con dei terroristi. Né l'Italia con le Brigate rosse, né la Spagna con l'Eta".

 

Se mi permette, erano realtà ben diverse…

"Non si firma la pace con un gruppo che vive e prospera trafficando in cocaina. Le Farc sono persone che posseggono grandi ricchezze, che hanno sequestrato, ucciso, fatto sparire migliaia di persone. Gente che non è disposta a sganciare neanche un centesimo per risarcire le vittime. Con il denaro che hanno accumulato in questo mezzo secolo sono in grado di raccogliere il più grande arsenale del mondo".

 

Basterebbe spezzare il narcotraffico. Molti paesi sudamericani sono favorevoli alla depenalizzazione della cocaina. Anche il presidente Santos si è pronunciato in questo senso. Lei cosa ne pensa?

"Il Colombia sin dalla fine degli anni 90 del secolo scorso abbiamo depenalizzato il consumo di cocaina. Abbiamo avviato una politica di prevenzione e di salvaguardia della salute. Ma abbiamo anche rafforzato la lotta ai trafficanti. Sono stati mobilitati 35 mila militari, centinaia di narcos sono stati arrestati. Medellin e Cali un tempo erano il simbolo della cocaina, oggi sono l'emblema della Colombia, viva, moderna, produttiva, ecclettica".

 

Il prezzo pagato è stato alto. Squadroni della morte, paramilitari, esecuzioni sommarie, sequestri, sparizioni.

"Per decenni abbiamo combattuto contro le dittature. Poi abbiamo avuto cinque anni di libertà e di democrazia. Un periodo felice, di grandi prospettive. Poi, con l'arrivo del governo Santos siamo tornati indietro".

 

Deve anche lei riconoscere che la Colombia è uno dei paesi con più crescita di tutto il Continente. La pace con le Farc è il suggello di questo miracolo economico.

"Alle Farc si garantisce piena immunità. Cosa che non avviene per i paramilitari. I terroristi non pagheranno per le loro azioni, non andranno in carcere, non subiranno processi".

 

L'accordo ha previsto pene progressive a secondo dei reati, delle ammissioni, dei comportamenti. La pace contempla dei compromessi. Bisogna chiudere oltre 50 anni di violenze.

"L'amnistia è prevista per le Farc. Non per le Forze armate, non per i gruppi che contrastavano i terroristi. Non mi sembra un compromesso ma una capitolazione. Per i delitti come il narcotraffico non ci sarà carcere, non ci saranno estradizioni. Anche per i delitti che potremmo chiamare di lesa umanità, nonostante il governo affermi il contrario, non sono previste condanne e prigione se chi li ha commessi si assume la responsabilità".

 

Sarà un processo lungo, non facile. Ma la maggioranza dei colombiani è favorevole.

"L'accordo introduce una giustizia speciale che colpisce solo i militari. Li costringe a riconoscere dei delitti che non hanno commesso, ha subire delle pene e a scontarle in carcere".

 

E' stata una guerra spietata, lunga, sporca. E' ora di voltare pagina, senatore Uribe.

"Le nostre Forze armate non possono essere paragonate ai terroristi. Santos non ha raggiunto la pace, ha ceduto la Colombia alle Farc".

 

La situazione esplosiva in Venezuela potrebbe coinvolgere la Colombia?


"L'abdicazione di Santos davanti alle Farc ha tracciato una strada che porta dritta al Venezuela. Il presidente era la voce più critica del regime chavista. Con l'accordo di pace si è trasformato nel suo migliore amico. Caracas deve applicare la Carta Costituzionale e sospendere la tirannia. Il mondo deve

esigere che Maduro accetti di far svolgere il referendum sulle sue dimissioni entro quest'anno. L'esercito venezuelano ha un ruolo decisivo in questa fase: invece di sparare su un popolo che protesta perché non ha più nulla da mangiare faccia rispettare la democrazia".



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